Categorie
Uncategorized

Tracce di Resistenza a Cadoneghe

Un nuovo progetto per far conoscere i luoghi più significativi della Resistenza a Cadoneghe.

Negli anni della Guerra Cadoneghe ha circa 6.000 abitanti. L’economia agricola conta, ma le giovani generazioni sono ormai da tempo impiegate per lo più nell’industria. Qui è attiva l’industria meccanica “Giovanni Breda”, ma molti giovani di Cadoneghe vanno a lavorare a Padova (Officine della Stanga, Snia Viscosa, fabbriche dell’Arcella e Pontevigodarzere). Cadoneghe è il massimo centro di reclutamento del “Battaglione Sparviero”, il più attivo e combattivo della Brigata Garibaldi “Franco Sabatucci”. I partigiani sono prevalentemente giovani, e non mancano,  con  funzioni  preziose  di staffette, varie ragazze. Il partigiano che avrà funzioni di comando è Raimondo Zanella “Giani”, il dirigente politico più importante è Virginio Benetti, Sindaco di Cadoneghe dal 1946 al 1960. L’esperienza della Resistenza ha avuto a lungo un peso importante nell’orientamento politico e culturale dei cittadini di Cadoneghe: non a caso molte “tracce di resistenza” sono ancora presenti, nella toponomastica e nei segni della memoria pubblica.

Cippo ai partigiani caduti il 29 aprile 1944

Il cippo si trova lungo la vecchia Statale del Santo in loc. Terraglione. Alla fine di Aprile 1945 le truppe alleate dilagano nella Val Padana e costringono i fascisti alla resa e i tedeschi alla ritirata lungo tutte le vie che portano verso il confine con l’Austria. Il Comando Alleato e il Comitato di Liberazione dell’Alta Italia impegnano le formazioni partigiane, rinforzate da molti giovani entusiasti ma inesperti militarmente, a ostacolare in tutti i modi la risalita delle truppe tedesche. Al Terraglione, durante uno scontro armato, cadono quattro partigiani e  patrioti  di  Cadoneghe, Vigodarzere, Campodarsego: Aldo Piotto, Italo Maiolo, Severino Marcato, Antonio Cesaro. Dopo la Liberazione il Comune di Cadoneghe fa erigere un cippo sul luogo dello scontro. Negli anni Cinquanta vandali fascisti lo distruggono con l’esplosivo. Ma la ricostruzione, su sottoscrizione popolare, è quasi immediata. Fu il sindaco Virginio Benetti, che per il suo antifascismo ha conosciuto carcere, confino ed esilio, a reinaugurarlo.

Campagnon dei Bettanini, base partigiana dei Garibaldini

A Codiverno di Vigonza, subito dopo il Ponte sul Tergola, al confine fra Cadoneghe (Bagnoli) e Vigonza (Codiverno), troviamo i resti di un paesaggio agricolo vasto, all’epoca in parte coltivato, in parte acquitrinoso, di proprietà della famiglia Bettanini, che in Comune di Vigonza possedeva anche una fornace. Qui, a partire dalla primavera-estate del 1944, parecchie decine di partigiani della zona hanno un vero e proprio accampamento fatto di tende e capanne. Da qui partono per compiere numerose azioni di guerriglia, che colpiranno tedeschi e fascisti, muovendosi  fra  Cadoneghe, Vigonza, il Camposampierese, parte del Miranese. I partigiani qui nascosti fanno la guerriglia a tempo pieno, sotto la guida di Raimondo Zanella “Giani”. Altri partigiani sono invece nascosti nelle loro case e partecipano solo ad azioni notturne. La base partigiana costituisce quindi una spina nel fianco di tedeschi e fascisti, che riusciranno a smantellarla solo nel tardo autunno 1944.

Lapide a ricordo del comandante Raimondo Zanella “Giani”

Davanti a Villa Mocenigo, una lapide ricorda Raimondo Zanella “Giani”. Nato nel 1914 a Cadoneghe, di mestiere aveva fatto il “pescatore di fiume”.  Uomo scaltro e coraggioso, era entrato da giovane nelle file dell’antifascismo e nel Partito Comunista. Processato e condannato al confino, prima a Ventotene, poi alle Tremiti, durante la Resistenza ha un ruolo importante come comandante militare. Arruolatosi nelle Brigate Garibaldi, parte da Cadoneghe e va in Friuli già nell’autunno 1943; poi è uno dei capi militari di una delle prime formazioni garibaldine venete, quella che sale, sopra Recoaro,  sui monti di Malga Campetto (febbraio 1944) e che diventerà la Brigata Stella. Tornato a Cadoneghe diventa uno dei capi riconosciuti del Battaglione Sparviero. Catturato dai fascisti, scappa, con grande abilità e coraggio, evitando una sicura condanna a morte. Zanella  guida l’insurrezione che porta alla Liberazione di Cadoneghe. Nel dopoguerra lavorerà come semplice bidello dell’Università di Padova.

Sacrario dei Caduti della Resistenza, partigiani e civili

Presso il Cimitero di Cadoneghe, un grande sepolcro collettivo, costruito subito dopo la guerra, accoglie le spoglie di partigiani, patrioti, oltre a civili uccisi dallo scoppio della Casa del Fascio (1/5/1945). Qui riposano, tra gli altri, Guido Franco, partigiano gappista di Cadoneghe, fucilato dai fascisti il 15 Aprile 1945; Giannino Garato, garibaldino, morto in combattimento nell’ottobre 1944; Antonio Lotto, innocente contadino, ammazzato a sangue freddo dai fascisti di Ponte di Brenta nell’ottobre del 1944, davanti alla famiglia; Bruna Boldrin, una coraggiosa staffetta partigiana giunta viva alla Liberazione ma che perse la vita nel tragico scoppio del Primo Maggio 1945; Giuseppina Bertorelle e Angelo Parpaiola, anch’essi vittime del Primo Maggio. Qui riposa anche il partigiano Pietro Bedin, che si tolse la vita nella Caserma fascista di Ponte di Brenta il 22 settembre 1944: si impiccò per non parlare e salvare così molte vite. Tutto loro “Combatterono per la libertà” di cui oggi godiamo.

Lapide a ricordo delle vittime dello scoppio del Primo Maggio ‘45

A Mejaniga, via Gramsci, presso l’Ufficio Tecnico del Comune, una lapide ricorda le vittime del tragico scoppio della Casa del Fascio del Primo Maggio 1945. A Liberazione appena compiuta, nella Casa del Fascio conquistata dai partigiani, si svolge una grande festa popolare. Partecipano partigiani in armi, cittadini, famiglie, bambini. Chi c’era ricorda una gioia indescrivibile. A un certo punto, circa alle 15:30, due fortissimi scoppi fanno letteralmente saltare in aria l’edificio. Sotto le macerie rimangono decine di persone: venti saranno i morti, fra questi  partigiani,  madri  di  famiglia, passanti, bambini. Angelo Parpaiola, 9 anni, è il più giovane. Ci sono vittime di Padova, Vigonza, c’è anche un ragazzo di 14 anni, Roberto Bassani, di Ancona. Le cause dello scoppio sono tuttora ignote. Probabile una gestione imprudente di munizioni, armi ed esplosivi accatastati nell’edificio dopo che i patrioti insorti li avevano sequestrati ai tedeschi in ritirata. Le giornate della libertà si aprono con una tragedia.

Via Guido Franco a Mejaniga

Guido Franco nacque in questa via il 5 ottobre 1921. Orfano di entrambi i genitori, visse con gli zii e i cugini. Entrato clandestinamente nei GAP, i Gruppi di Azione Patriottica, partecipo’ a diverse operazioni, alcune più famose nel tardo autunno 1944: la liberazione dall’Ospedale Civile di Padova del capo partigiano Giovanni Zerbetto, ferito e catturato dai fascisti, e la “beffa dei Paolotti”: Guido e i suoi compagni, travestiti da tedeschi, liberarono dal carcere una ventina di donne partigiane. Di giorno Guido, per non destare sospetti, si era arruolato nella Compagnia di Sicurezza,  un repartodell’esercito tedesco. Catturato nel marzo del 1945 su delazione di un comandante garibaldino sottoposto dai fascisti a torture atroci, fu processato e condannato a morte per fucilazione alla schiena con Nerone Nalesso e Bruno Lazzaretto. La sentenza fu eseguita all’alba del 15 Aprile 1945 nella Caserma di Chiesanuova, tredici giorni prima della Liberazione della città di Padova.

Resti delle Officine “Giovanni Breda”

Fondato come Officine Oblach, lo Stabilimento assume la nuova denominazione negli anni Trenta e diviene una delle più importanti fabbriche venete di macchine utensili. In esso opera una manodopera altamente specializzata (meccanici, tornitori, modellisti, attrezzisti) e, insieme, politicizzata in senso antifascista. Durante la Guerra la fabbrica e’ militarizzata, sotto il diretto controllo dei Tedeschi, ma molti operai e quadri sono impegnati nella lotta di Resistenza. La Breda partecipa agli scioperi contro la guerra e contro il fascismo del 1943 e 1944. Nel dopoguerra sarà una delle fabbriche più combattive e sindacalizzate della Provincia. Il primo Sindaco di Cadoneghe, nominato dal CLN nel Maggio 1945, sarà il comunista Romeo Zanella, apprezzato caporeparto della Breda. Dopo la chiusura, nel 1992 è sorto un quartiere residenziale al posto delle Officine meccaniche ed è stato conservato lo “scheletro” della Fonderia, in attesa di restauro.

Categorie
Uncategorized

Giacomo Matteotti, un italiano diverso

GIACOMO MATTEOTTI, un italiano diverso.
Sabato 12 ottobre 2024 alle ore 16
Sala Calvino della Biblioteca di Cadoneghe
Ingresso Libero

***
Relazione del
prof. Giampaolo Romanato
docente di storia contemporanea all’Università di Padova, autore del volume “Giacomo Matteotti, un italiano diverso” ed. Bompiani, 2024

Laura Cavinato e Irene Barichello leggono l’ultimo discorso di
Giacomo Matteotti (30 maggio 1924)

Coordina Antonio Giacobbi
ANPI Cadoneghe

***
– 30 maggio 1924: Giacomo Matteotti, deputato socialista, denuncia alla Camera, le violenze e i brogli subiti dalle opposizioni durante le elezioni di aprile. 
– 10 giugno 2024: viene rapito e assassinato dai fascisti.
La sua storia, il suo impegno politico antifascista, per la democrazia, per il lavoro, per l’emancipazione di contadini e braccianti, a partire dal Polesine dove era nato.

***

Aderiscono SPI CGIL, UDI, Associazione Cassol.

Categorie
Uncategorized

Lidia Martini e le sue sorelle

▪️𝐋𝐢𝐝𝐢𝐚 𝐌𝐚𝐫𝐭𝐢𝐧𝐢 𝐞 𝐥𝐞 𝐬𝐮𝐞 𝐬𝐨𝐫𝐞𝐥𝐥𝐞.𝐂𝐚𝐭𝐞𝐧𝐚 𝐝𝐢 𝐬𝐚𝐥𝐯𝐞𝐳𝐳𝐚: 𝐮𝐧𝐚 𝐬𝐭𝐨𝐫𝐢𝐚 𝐝𝐢 𝐜𝐨𝐫𝐚𝐠𝐠𝐢𝐨 𝐞 𝐝𝐢𝐠𝐧𝐢𝐭𝐚̀.📌 𝐌𝐚𝐫𝐭𝐞𝐝𝐢̀ 𝟕 𝐌𝐚𝐠𝐠𝐢𝐨 𝟐𝟎𝟐𝟒 𝐨𝐫𝐞 𝟐𝟏𝐒𝐚𝐥𝐚 “𝐈𝐭𝐚𝐥𝐨 𝐂𝐚𝐥𝐯𝐢𝐧𝐨” 𝐁𝐢𝐛𝐥𝐢𝐨𝐭𝐞𝐜𝐚 𝐂𝐨𝐦𝐮𝐧𝐚𝐥𝐞 𝐝𝐢 𝐂𝐚𝐝𝐨𝐧𝐞𝐠𝐡𝐞

I figli Enzo e Vittorio Sabbadin ricordano la madre Lidia Martini e le sue sorelle Teresa e Carla Liliana.

Introduce:Antonio Giacobbi ANPI sez. Btg. Sparviero

Presenta:Giulia Caldiera

In collaborazione con UDI – SPI CGIL – Associazione A. Cassol

***

Le sorelle Martini furono preziose collaboratrici della “Catena di salvezza”, il movimento fondato a Padova nel settembre 1943 dal Servo di Dio padre Placido Cortese, all’epoca direttore del Messaggero di sant’Antonio, per salvare la vita di ebrei, internati e perseguitati dal nazifascismo.Il movimento di carità organizzato in segreto sotto le cupole del Santo, ebbe come protagoniste molte giovani donne, tra cui le sorelle padovane Martini. Con padre Cortese (assassinato alla risiera di San Sabba), e altri giovani coraggiosi, le sorelle rischiarono quotidianamente la propria vita per salvare quella di ebrei, perseguitati dai regimi dittatoriali, rifugiati, civili senza colpa.

Categorie
Uncategorized

La scelta di Guido.

🔴 𝐋𝐀 𝐒𝐂𝐄𝐋𝐓𝐀 𝐃𝐈 𝐆𝐔𝐈𝐃𝐎 𝐅𝐑𝐀𝐍𝐂𝐎, 𝐈𝐋 𝐅𝐈𝐆𝐋𝐈𝐎 𝐃𝐈 𝐂𝐀𝐃𝐎𝐍𝐄𝐆𝐇𝐄.

Dopo l’8 settembre del 1943 una generazione intera di giovani italiani, di ritorno dal fronte dopo il “rompete le righe”, si trova a un bivio terribile: andare con l’esercito di Salò, combattendo a fianco dei nazisti, o unirsi alla Resistenza, dandosi alla macchia.

Tra questi giovani, c’è Guido Franco. Vive nella via di Cadoneghe che ora porta il suo nome, al tempo un tratto di via Lauro. A detta di tutti, un ragazzo semplice, normalissimo, “gentile” come lo descrivono gli amici e le amiche. Eppure sarà capace di azioni di straordinario coraggio.

Nato il 5 ottobre 1921, Guido ha poco più di un anno di vita quando, con la marcia su Roma, Mussolini si prende il potere. Rimane orfano da piccolo, viene cresciuto dalla zia, la famiglia è molto religiosa e povera, vive di agricoltura, i fratelli maggiori fanno i camionisti. Guido frequenta la parrocchia di Mejaniga, è un credente. Tutta la sua vita terrena attraversa il ventennio fascista.

A poco più di vent’anni viene spedito a combattere in Sicilia, dove nel luglio del 43 sbarcano gli alleati. Dopo l’armistizio, si precipita a casa, ritrova i familiari, ed è in quel periodo che matura la “scelta”: decide di vivere due vite parallele, una segretissima e una alla luce del sole.

Da una parte aderisce segretamente ai GAP garibaldini di Padova, gruppi di azione patriottica: un’organizzazione che compie azioni rischiosissime e sanguinose come l’uccisione di fascisti locali e la liberazione di prigionieri, che hanno lo scopo di creare scompiglio e insicurezza tra i fascisti che si illudono di controllare il territorio. Dall’altra, aderisce alla Compagnia di Sicurezza, alle dirette dipendenze della Wehrmacht tedesca: l’adesione alla Compagnia, impegnata in azioni di supporto all’esercito tedesco, è l’unica alternativa all’arruolamento obbligatorio nelle fila dell’esercito della Repubblica Sociale.

Gli amici di Cadoneghe lo vedono partire tutti i giorni all’alba in bicicletta, assieme a Bruno Tonello, un altro cadoneghese che compie la stessa scelta, con il badile nello zaino e la divisa tedesca. In pochissimi sanno che si tratta di una copertura, una farsa, utile a non destare sospetti.

Tutto sembra andare per il meglio, ma purtroppo poche settimane prima della fine dell’incubo un partigiano arrestato dai fascisti, e torturato duramente, fa i nomi e tra i nomi c’è quello di Guido, nome di combattimento “Tino”.

Le voci corrono e si viene a sapere che stanno per arrestarlo. A Guido dicono di scappare ma lui sceglie di aspettare i suoi carnefici a casa, nella via che oggi porta il suo nome: non vuole mettere a repentaglio la vita dei familiari.

I fascisti, guidati dalla figura più violenta tra gli squadristi locali, lo prendono, lo torturano, infine lo condannano a morte assieme ai compagni Bruno Lazzaretto e Nerone Nalesso. La stampa fascista esulta per l’arresto dei tre “banditi”: “belve umane” li chiama.Dalla bocca di Guido non esce neanche una parola, i torturatori si accaniscono su di lui per giorni interi, al punto che alla vigilia della fucilazione il fratello Mario lo va a trovare, gli offre una sigaretta ma Guido non riesce neanche a tenerla in bocca, gli cade di continuo. In quell’occasione dà al fratello una lettera bellissima, toccante, semplice, com’era lui.

In quella lettera Guido chiede scusa per i suoi peccati e dà appuntamento a tutti i suoi cari in paradiso, nominandoli uno a uno.

Il 15 aprile, pochi giorni prima della Liberazione, alle 6:12 del mattino nella caserma di via Chiesanuova intitolata oggi a Pierobon, Guido, Bruno e Nerone vengono fucilati alla schiena dai fascisti della Brigata Nera “Begon”. I tre ragazzi, tutti ventenni, non muoiono subito, ma i fascisti girano i tacchi e se ne vanno. Il pubblico ministero del Tribunale Militare si arrabbia e i fascisti gli rispondono testualmente “Che ce ne fotte…”

E’ un poliziotto a sparare loro il pietoso colpo di grazia. Gli amici di Guido, partiti da Cadoneghe all’alba, vanno a chiedere il corpo, lo portano a Mejaniga su un carretto e gli fanno un “bel funerale”.

Così dice Severina Beccaro, sua cara amica, perché il “bel funerale” era la risposta civile e dignitosa di quella gente semplice all’orrore della barbarie fascista.

Bruno Tonello, l’amico e collega di Guido, riuscirà ad arrivare al 25 aprile ma pochi giorni dopo sarà una delle venti vittime dello scoppio della Casa del Fascio a Cadoneghe, come se il destino gli avesse solo rinviato di qualche giorno l’inesorabile appuntamento con la fine.

La nostra libertà non è un regalo del caso: la dobbiamo ai tanti ragazzi come Guido e come Bruno che fecero allora una scelta netta, di amore per la democrazia e di rifiuto totale di ogni fascismo. Non dimentichiamoli.

Categorie
Uncategorized

L’ESODO DEGLI ITALIANI

🛑 In occasione del 𝐆𝐈𝐎𝐑𝐍𝐎 𝐃𝐄𝐋 𝐑𝐈𝐂𝐎𝐑𝐃𝐎 𝟐𝟎𝟐𝟒, in collaborazione con SPI CGIL, Associazione Cassol e UDI, organizziamo un incontro pubblico su

𝐋’𝐄𝐒𝐎𝐃𝐎 𝐃𝐄𝐆𝐋𝐈 𝐈𝐓𝐀𝐋𝐈𝐀𝐍𝐈

𝐑𝐢𝐟𝐥𝐞𝐬𝐬𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐞 𝐭𝐞𝐬𝐭𝐢𝐦𝐨𝐧𝐢𝐚𝐧𝐳𝐞 𝐝𝐢 𝐝𝐮𝐞 𝐞𝐬𝐮𝐥𝐢 𝐝𝐚𝐥𝐥’𝐈𝐬𝐭𝐫𝐢𝐚

𝐒𝐀𝐁𝐀𝐓𝐎 𝟐𝟒 𝐅𝐞𝐛𝐛𝐫𝐚𝐢𝐨 𝐚𝐥𝐥𝐞 𝟏𝟓:𝟑𝟎

𝐒𝐀𝐋𝐀 𝐂𝐀𝐋𝐕𝐈𝐍𝐎 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐁𝐢𝐛𝐥𝐢𝐨𝐭𝐞𝐜𝐚 𝐂𝐨𝐦𝐮𝐧𝐚𝐥𝐞 𝐝𝐢 𝐂𝐚𝐝𝐨𝐧𝐞𝐠𝐡𝐞 con

𝗦𝗘𝗥𝗚𝗜𝗢 𝗕𝗔𝗦𝗔𝗟𝗜𝗦𝗖𝗢ANPI Padova, già dirigente scolastico

𝗜𝗧𝗔𝗟𝗜𝗔 𝗚𝗜𝗔𝗖𝗖𝗔Coordinatrice Regionale ANVGD

𝐼𝑛𝑔𝑟𝑒𝑠𝑠𝑜 𝑙𝑖𝑏𝑒𝑟𝑜

Categorie
Uncategorized

BILANCIO PARTECIPATO 2024

𝐕𝐎𝐓𝐀 𝐈𝐋 𝐏𝐑𝐎𝐆𝐄𝐓𝐓𝐎 “𝐂𝐀𝐃𝐎𝐍𝐄𝐆𝐇𝐄 𝐑𝐄𝐒𝐈𝐒𝐓𝐄𝐍𝐓𝐄” 𝐚𝐥 𝐁𝐈𝐋𝐀𝐍𝐂𝐈𝐎 𝐏𝐀𝐑𝐓𝐄𝐂𝐈𝐏𝐀𝐓𝐎 𝟐𝟎𝟐𝟒 𝐝𝐞𝐥 𝐂𝐨𝐦𝐮𝐧𝐞 𝐝𝐢 𝐂𝐚𝐝𝐨𝐧𝐞𝐠𝐡𝐞

Anche quest’anno la nostra Associazione concorre all’assegnazione del premio riservato al vincitore del Bando “BILANCIO PARTECIPATO 2024” indetto dal Comune di Cadoneghe.

𝐈𝐥 𝐩𝐫𝐨𝐠𝐞𝐭𝐭𝐨 “𝐂𝐀𝐃𝐎𝐍𝐄𝐆𝐇𝐄 𝐑𝐄𝐒𝐈𝐒𝐓𝐄𝐍𝐓𝐄 – 𝐔𝐧 𝐢𝐭𝐢𝐧𝐞𝐫𝐚𝐫𝐢𝐨 𝐩𝐞𝐫 (𝐫𝐢) 𝐬𝐜𝐨𝐩𝐫𝐢𝐫𝐞 𝐥𝐞 𝐫𝐚𝐝𝐢𝐜𝐢 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐧𝐨𝐬𝐭𝐫𝐚 𝐥𝐢𝐛𝐞𝐫𝐭𝐚̀” 𝐩𝐫𝐞𝐯𝐞𝐝𝐞 𝐮𝐧𝐚 𝐬𝐞𝐫𝐢𝐞 𝐝𝐢 𝐚𝐭𝐭𝐢𝐯𝐢𝐭𝐚̀:

– Realizzazione di un itinerario della Resistenza per mettere in evidenza i luoghi, le figure e gli eventi più significativi di quel periodo storico, anche attraverso l’utilizzo di qr code e prodotti multimediali;

– Due visite guidate rivolte agli studenti del Liceo Marchesi, una a Villa Venier e una al campo di concentramento di Fossoli;

– Redazione e stampa di una miniguida sulle vicende della Resistenza cadoneghese e sui luoghi di maggiore interesse storico.

𝐃𝐎𝐕𝐄 𝐄 𝐐𝐔𝐀𝐍𝐃𝐎 𝐕𝐎𝐓𝐀𝐑𝐄?

Possono votare cittadini maggiorenni e residenti a Cadoneghe.

𝐋𝐚 𝐯𝐨𝐭𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐢 𝐩𝐫𝐨𝐠𝐞𝐭𝐭𝐢 𝐩𝐨𝐭𝐫𝐚̀ 𝐞𝐬𝐬𝐞𝐫𝐞 𝐞𝐟𝐟𝐞𝐭𝐭𝐮𝐚𝐭𝐚 𝐝𝐚𝐥 𝟏𝟗 𝐟𝐞𝐛𝐛𝐫𝐚𝐢𝐨 𝟐𝟎𝟐𝟒 𝐚𝐥 𝟒 𝐦𝐚𝐫𝐳𝐨 𝟐𝟎𝟐𝟒.

a) presso la sede Municipale sita a Cadoneghe P.zza Insurrezione 4, nei seguenti orari:- lunedì e mercoledì: dalle 8.30 alle 13.00 – dalle 15.30 alle 18.00- martedì, giovedì e venerdì: dalle 8.30 alle 13.00

b) presso la sede della Biblioteca Comunale, sita a Cadoneghe in Via San Pio X 2, nei seguentiorari:- Lunedì e martedì : dalle ore 15.00 alle ore 19.00- Mercoledì: dalle ore 9.00 alle ore 13.00 e dalle ore 15.00 alle ore 19.00- Giovedì: dalle ore 15.00 alle ore 19.00

MAGGIORI INFORMAZIONI:

https://comune.cadoneghe.pd.it/notizie/2467014/bilancio-partecipato-2024

Categorie
Uncategorized

La Strage di Bologna

𝐋𝐚 𝐯𝐞𝐫𝐢𝐭𝐚̀ 𝐬𝐮𝐢 𝐦𝐚𝐧𝐝𝐚𝐧𝐭𝐢: 𝐢 𝐟𝐚𝐬𝐜𝐢𝐬𝐭𝐢, 𝐥𝐚 𝐏𝟐, 𝐢 𝐝𝐞𝐩𝐢𝐬𝐭𝐚𝐠𝐠𝐢 𝐝𝐢 𝐬𝐭𝐚𝐭𝐨.

𝐒𝐚𝐛𝐚𝐭𝐨 𝟏𝟔 𝐝𝐢𝐜𝐞𝐦𝐛𝐫𝐞 𝐚𝐥𝐥𝐞 𝟏𝟓:𝟑𝟎 – 𝐒𝐚𝐥𝐚 𝐂𝐚𝐥𝐯𝐢𝐧𝐨 (𝐁𝐢𝐛𝐥𝐢𝐨𝐭𝐞𝐜𝐚 𝐂𝐨𝐦𝐮𝐧𝐚𝐥𝐞 𝐝𝐢 𝐂𝐚𝐝𝐨𝐧𝐞𝐠𝐡𝐞)

ANPI Sezione “Battaglione Sparviero” – Cadoneghe Vigodarzere Vigonza in collaborazione con SPI-CGIL, UDI, ASSOCIAZIONE CASSOL, con il patrocinio del Comune di Cadoneghe, organizza un incontro pubblico sulla strage italiana più efferata dal dopoguerra a oggi (85 morti e 200 feriti), una vicenda che ha segnato la storia della nostra democrazia.

Ascolteremo gli interventi di:

𝐀𝐍𝐃𝐑𝐄𝐀 𝐒𝐏𝐄𝐑𝐀𝐍𝐙𝐎𝐍𝐈, avvocato di parte civile dei familiari delle vittime

𝐒𝐎𝐍𝐈𝐀 𝐙𝐀𝐍𝐎𝐓𝐓𝐈, vicepresidente dell’Associazione tra i familiari delle vittime, sopravvissuta alla strage, autrice del libro “30 secondi”.

Modera il giornalista 𝐌𝐀𝐍𝐔𝐄𝐋 𝐓𝐑𝐄𝐕𝐈𝐒𝐀𝐍.

𝐼𝑛𝑔𝑟𝑒𝑠𝑠𝑜 𝑙𝑖𝑏𝑒𝑟𝑜.

Categorie
Uncategorized

AUTONOMIA DIFFERENZIATA… serve davvero?

GIOVEDI’ 22 GIUGNO ore 20.45 Auditorium RAMIN

Cadoneghe via Rigotti 2

AUTONOMIA DIFFERENZIATA… serve davvero?

Ne parliamo con Luciano Greco, Maria Cristina Paoletti, Aldo Marturano. Coordina Antonio Giacobbi.

Categorie
Uncategorized

LE DONNE NELLA RESISTENZA

LE DONNE NELLA RESISTENZA… e un filmato intervista alle partigiane di Cadoneghe

Giovedì 20 aprile 2023 alle 20:45 in Sala Calvino la prof.ssa Milena Crotti terrà una relazione sul contributo essenziale delle donne alla Lotta di Resistenza. Sarà inoltre proiettata un’intervista alle partigiane di Cadoneghe, un documento prezioso e molto interessante, per rivivere quegli anni terribili attraverso il ricordo di quelle donne straordinarie.

Categorie
Uncategorized

UN FIORE PER GUIDO

UN FIORE PER GUIDO
sabato 15 aprile alle 6.12
via Guido Franco, davanti alla sua foto


Alle 6 e 12, ora esatta, di domenica 15 aprile 1945, Guido Franco, giovane partigiano gappista di Cadoneghe, viene fucilato assieme a Bruno Lazzaretto e Nerone Nalesso nella caserma di via Chiesanuova a Padova.


Aveva poco più di vent’anni. Era un ragazzo amato da tutti, profondamente credente, orfano da molti anni di entrambi i genitori.


Il giorno prima di morire, assassinato dalle Brigate Nere, lascia una splendida lettera al fratello Mario che va a trovarlo, ormai consapevole della fine imminente. Guido è devastato nel fisico, ha subito violenze e torture indicibili. Ma i suoi pensieri sono per i suoi cari, che saluta uno a uno, certo di ritrovarli prima o poi in paradiso. Una lettera toccante, semplice, pura.


Ci troviamo Sabato 15 aprile all’alba, alle 6.12, per ricordare Franco, donargli un fiore, leggere insieme quella lettera: proprio la lettera originale che scrisse Guido.


La carta è ormai ingiallita, ma quel foglio emana una grande energia, come se conservasse un frammento di quella forza d’animo che permise a Guido e ai suoi compagni di riscattare, almeno in parte, l’onore perduto della nostra patria.


Vi aspettiamo con un fiore per Guido, all’alba.